Il marxismo ortodosso è stata una corrente di pensiero interna al Partito Socialdemocratico di Germania e alla II Internazionale, rilevante soprattutto nel periodo che durò dal 1890 fino agli inizi della prima guerra mondiale. Essa si orientava strettamente agli scritti di Marx ed Engels e, a differenza del riformismo, insisteva sulla necessità di uno sviluppo rivoluzionario del socialismo.
In seguito alla divisione del Partito Operaio Socialdemocratico Russo in menscevichi e bolscevichi avvenuta durante il II Congresso del Partito Operaio Socialdemocratico Russo dal 30 luglio al 23 agosto 1903 a Bruxelles, e alla costituzione attorno alla figura di Karl Kautsky del "centro marxista" interno al Partito Socialdemocratico di Germania, all'inizio del XX secolo il marxismo ortodosso si divise in un'ala rivoluzionaria e in una riformista. La prima si concentrò come marxismo rivoluzionario all'ulteriore evoluzione e alla realizzazione rivoluzionaria delle teorie marxiste. Una variante particolare del marxismo ortodosso è rappresentata dall'austromarxismo, con i suoi rispettivi rappresentanti come Otto Bauer e Rudolf Hilferding, che durante il periodo interbellico riuscirono ad impedire il costituirsi di una forte ala marxista rivoluzionaria all'interno del socialismo austriaco, oscillando tra la riforma sociale e la rivoluzione. I principali portavoce del marxismo ortodosso furono in un primo momento Karl Kautsky, August Bebel, Georgij Valentinovič Plechanov e Antonio Labriola.
Venivano inoltre chiamati "marxisti ortodossi", per differenziarli dai riformisti, anche i rivoluzionari come Lenin, Rosa Luxemburg e Lev Trockij. Di conseguenza anche il leninismo, il trotskismo, il marxismo-leninismo e altre correnti del socialismo vengono a volte chiamate dottrine marxiste ortodosse.